Allora, sviluppando la conoscenza, scopriremo che c’è un infinito di possibilità e noi siamo veramente piccoli. Il saggio dice: “quanto più so, so di non sapere”, perchè, istante dopo istante, la vita è sempre diversa e perciò la conoscenza stessa si rinnova di attimo in attimo: è questa la grandezza! I principi del risveglio psichico-spirituale vanno proprio identificati in questo: comprendere che la conoscenza è necessaria per capire che, per tanta conoscenza che abbiamo, non sappiamo nulla.
Lauree, dottorati, master non servono al risveglio spirituale. Quando un individuo arriva al risveglio si accorge che tutti i suoi studi sono stati solo un supporto, un piedistallo. Noi siamo qualcosa di più, ma siamo qualcosa in più solo quando smettiamo di identificarci nel piedistallo: quando ci identifichiamo nel piedistallo diventiamo arroganti e superbi, pensiamo di essere chissà che cosa.
Invece, quando le persone maturano, comprendono che tutto quello che hanno imparato è solo un supporto per essere delle anime che partecipano assieme a tutte le altre anime al discorso della vita, che vivono la loro esperienza con gioia, con soddisfazione, con ringraziamento, senza bestemmie. E’ questo il principio del risveglio psichico-spirituale. Piano piano arriveremo anche alla coscienza. Facendo questo lavoro piano piano ciascuno di noi arriverà in quel punto in cui Gesù diceva di sé stesso: “chi vede me vede il Padre che è perfetto in me”.
Perchè ognuno di noi ha all’interno di sè stesso lo stesso principio. Soltanto che dobbiamo togliere le croste, tutte quelle caratteristiche che ci fanno pensare di essere e in effetti non siamo.
Un antico detto pigmeo dice “quanto più sei, non sei; quanto più non sei, sei” .
Noi purtroppo ci dimentichiamo di questo, tutti vogliamo “essere”. Il principio del nostro risveglio psichico-spirituale è personale: normalmente nella nostra vita quotidiana, nella coscienza ordinaria troppo spesso usiamo “io”, “io”, “io sono meglio di te”,” io so tutto”: rappresentazione troppo incosciente che ci fa identificare nel piedistallo, ci identifichiamo negli schemi acquisiti di conoscenza formale che abbiamo acquisito e che pensiamo ci faccia grandi. E ci fa veramente grandi ma solo se la utilizziamo come piedistallo: la conoscenza deve essere al nostro servizio, al servizio della nostra coscienza, non deve prevaricare sulla coscienza, altrimenti che conoscenza è se non ci fa crescere, se non ci fa capire che la superbia non porta da nessuna parte se non ad uno stato di separazione dagli altri? Gli altri ti dicono bravo ma magari nel loro intimo pensano il contrario.
Bisogna essere onesti, bisogna essere chiari. Abbiamo conoscenza, l’abbiamo acquisita, ci siamo laureati, va benissimo, ottimo, abbiamo più possibilità di capire ma come possiamo utilizzare questa possibilità di capire di più? Aiutando a capire chi non capisce.
Ognuno di noi nel suo piccolo può aiutare chi è vicino. Tutti possiamo aiutare l’altro se usiamo il buon senso, il sentire. Invece spesso trattiamo gli altri con superiorità, siamo bravissimi ad elargire consigli, ma è difficile poi mettere in pratica quello che diciamo. Quando siamo in quello stato dell’essere facciamo fatica a mettere in pratica quello che diciamo agli altri; capita a tutti di spiegare bene e razzolare male.
Mi auguro che ognuno di noi riesca a svegliarsi veramente alla coscienza universale, allo stato di essere vita spirituale in atto nella vita materiale. E’ l’augurio che faccio a tutti noi quello di riuscire a vivere l’interiore, ciò che vale, ciò che nessuno ti può togliere, ciò che solo noi possiamo sciupare se non ascoltiamo. Ma chi piano piano ascolta la sua coscienza, chi si domanda veramente se sta crescendo, difficilmente sciupa ciò che gli viene dato.